“iVesuvio – Rete di promozione territoriale”. Storie, Territori, Persone – La Strada Matrone

vivivesuvio

Il sentiero ripercorre l’antica strada tracciata dai fratelli Matrone per risalire al Gran Cono dal versante di Boscotrecase; dopo quasi trent’anni di lavori, diverse distruzioni operate da improvvise colate laviche e successive ricostruzioni, la carrozzabile fu inaugurata il 4 gennaio del 1927.

Varcato il cancello d’ingresso della Caserma della Forestale ci si incammina lungo una via* asfaltata che sale mediante curve e tornanti, attraversando fitte pinete in cui predomina il pino domestico. Fra le specie animali non mancano la volpe, la faina, il ghiro, il topo selvatico e diversi uccelli tipici dei boschi, come il rampichino, la ghiandaia, il picchio rosso maggiore, alcune specie di cince e lo sparviere.

Dopo aver percorso circa 2,5 Km si raggiunge il bivio con lo stradello della Riserva Forestale Tirane – Alto Vesuvio dove è posta la meta ravvicinata. L’ambiente inizia a cambiare notevolmente, man mano la pineta lascia il posto al leccio; percorrendo la serie successiva di tornanti anche il leccio viene gradualmente e completamente sostituito dalle tipiche associazioni vegetali della macchia mediterranea: ginestra, valeriana rossa, elicriso, cisto, che in tarda primavera creano un tripudio di colori e profumi.

Il percorso continua ancora per un tratto asfaltato, fino ad 800 m s.l.m., dove è situata un’area di sosta, da qui il sentiero diviene lastricato e particolarmente suggestivo. Si ammirano scorci panoramici di rara bellezza e pregevoli interventi di ingegneria naturalistica, quali grate vive “Vesuvio” e muri a secco in pietra lavica. Dopo circa 1200 m si raggiunge uno slargo panoramico, che rappresenta la meta intermedia. La vista spazia dalla Penisola Sorrentina al Golfo di Napoli e verso valle sulla Piana Campana e la Riserva Tirane.

Il tragitto procede ancora in salita fino a raggiungere un piazzale, dove è posto un presidio dell’Ente Parco. Un affaccio panoramico lascia ammirare le creste del Monte Somma con la Punta Nasone, i Cognomi di Ottaviano e l’ampia distesa della Vlle dell’Inferno. Si riprende il percorso dell’andata in discesa verso l’ingresso dove è situata la meta d’itinerario.Sentiero in manutenzione  www.parconazionaledelvesuvio.it

Antiche strade che servivano a far viaggiare sul dorso d’asino o muli i turisti fino alla cima del cratere, oggi idividuate in 11 sentieri riconosciuti dal Parco Nazionale del Vesuvio.

Il mulo, strumento indispensabile per intraprendere la “professione” era costantemente curato e ben mantenuto, veniva pulito e adornato per renderlo piacevole agli occhi dei passanti ed era ben nutrito per evitare che sentisse troppo la fatica del suo compito.

Il rapporto tra il mestierante e il suo “animale sostegno” era sempre molto forte, tanto che ognuno rappresentava la forza dell’altro. Il mulo non era impiegato soltanto per scopi turistici, era importante strumento di lavoro dei boscaioli del passato.

I mulattieri trascorrevano anche mesi nei boschi durante il periodo del taglio degli alberi per ricavarne la legna: carovane trainate da muli muovevano dal sentiero già alle tre del mattino, e trasportavano la materia per il camino, utile per affrontare l’ inverno, nel paese più vicino. Il mulo era dunque un’arma necessaria al sostentamento umano e il mulattiere era in genere un uomo stimato cui venivano assegnate cariche pregiate.  Associazione Oasi Vesuvio Sentieri – oasivesuvio.it